ITALIA - Fiume Liri

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Il fiume Liri, che è menzionato da Dante, è particolarmente famoso per esser stato gestito dagli antichi romani. I loro architetti hanno progettato e costruito un canale attraverso le montagne che circondano quello che un tempo era il lago Fucino per svuotarlo, convogliando le sue acque verso il bacino idrografico del Liri, a quote più basse.


Da allora lo sfruttamento del fiume Liri è continuato per altri scopi. Per esempio, è stato impiegato per la produzione di energia, a cominciare dal casato dei Torlonia con la sua prima centrale idroelettrica. Ora gli habitat naturali
dell’alto corso del Liri sono costellati di centrali idroelettriche e briglie che rendono dura la vita ai pesci, specialmente alle specie più rare come il barbo (Barbus fucini) e il cavedano etrusco (Squalius lucumonis – incluso nella Lista Rossa della IUCN nella categoria “In pericolo”), o specie protette, come la rovella (Rutilus rubilio) e il vairone (Telestes muticellus).


Smantellare alcune briglie specifiche riconnetterebbe circa 20 km di fiume, cruciali per la fauna ittica e tutta la biodiversità fluviale. Ciò assicurerebbe habitat più ampi per i pesci, aumentando le loro possibilità di sopravvivenza e, di conseguenza, sostenendo popolazioni vitali dei loro predatori, quali la nitticora (Nycticorax nycticorax) e la lontra (Lutra lutra), che è in pericolo in Italia. Tuttavia, la lontra potrebbe tornare spontaneamente sul Liri nei prossimi anni.